Amore, lavoro e altri miti da sfatare
GARR117 / 10/03/2017 / CD – LP – Digitale
Il nostro terzo disco è frutto di un lavoro di circa due anni, anche se le radici e il vero punto d’inizio si possono trovare nella nascita stessa del nostro collettivo. Questo è sicuramente il nostro disco più ragionato, oltre ad essere il frutto di un periodo di pausa e distacco dai concerti: Amore, lavoro e altri miti da sfatare concentra le nostre esperienze passate nell’ambito della produzione musicale. È come se ci fossimo fermati un attimo nella nostra corsa, una breve sosta per bersi una birretta con gli amici di una vita e guardarsi indietro, poi allo specchio e poi al futuro. Una piccola stasi in cui realizzi quello che hai fatto, cerchi di capire chi sei e fai un sogno di come vorrai essere.
Abbiamo capito che siamo un collettivo e abbiamo capito l’importanza di questa parola, sempre meno usata e sempre più svuotata, in una società che sempre di più muove verso l’individualismo sfrenato, verso il merito come unico presupposto per avere diritti e il successo come unica realizzazione di un’esistenza.
In fondo, noi crediamo nell’eguaglianza, crediamo che il talento individuale sia dignitoso di esistere ed esprimersi esclusivamente all’interno di una società, e che questa ne possa godere senza vergogna, senza invidia, senza distacco. Per noi è inutile emergere dalla cosiddetta normalità senza portare con noi quella normalità stessa, non abbiamo il desiderio di uscire individualmente da una condizione economica o sociale, quello che vogliamo è portare quella condizione ad un livello diverso di consapevolezza, fornire elementi di lotta, svelare i misteri e mettere a nudo il fascino del nostro lavoro, rompere gli incantesimi, rompere le regole, un pezzo alla volta per capirne i meccanismi, sperimentare, giocare, rompere i giocattoli, invitare altre persone alla festa, imbucarsi alle feste, regalare sorrisi e spunti di riflessione, aiutarsi il più possibile e non rimanere mai soli.
Questo è quello che vogliamo essere sempre, fino all’ultima nota suonata e all’ultima parola scritta, nei gesti e nelle intenzioni. Possiamo sbagliare, o semplicemente non essere abbastanza bravi, però ci proviamo.
Il disco è questo. Un gioco fatto di canzoni che si muovono verso direzioni diverse, ognuna con una sua logica e motivazione, con alla base sempre il desiderio di costruire collettivamente il superamento di una stasi. C’è una direzione pop in “Amarsi male”, “Buona sfortuna”, “Per quanto saremo lontani” e “Vorrei essere una canzone”, c’è rabbia e irriverenza verso l’esterno ma anche verso l’interno in “Nasci rockstar, muori giudice ad un talent show”, “Eri più bella come ipotesi” e “Mai stati meglio”. C’è una storia d’amore particolare in “Niente di speciale”, poi c’è una canzone che racconta come siamo ed è “Sessanta milioni di partiti”, che infatti apre il disco.